Evasione
fiscale, fuga dall’Italia di cittadini e imprese, perché?
L’evasione
fiscale oltre ad essere un reato, è anche una pratica immorale. Essa sottrae
risorse al Paese e altera i corretti rapporti di concorrenza tra le imprese
danneggiando quelle che operano nel rispetto delle regole.
Il
nostro Paese è detentore del record di
evasione fiscale tra tutti i Paesi dell’UE. Oltre a questo, è detentore di
un altro record: quello della più
elevata pressione fiscale. Tra i due fenomeni vi è una stretta correlazione
di causa ed effetto. Uno dei due è causa dell’altro. Chi è nato prima? L’uovo o
la gallina? Una delle due ipotesi potrebbe essere che gli Italiani sono votati
all’evasione per motivi genetici. L’altra ipotesi sostiene che quando la
pressione fiscale supera determinati limiti, e non si può dubitare che nel
nostro Paese questi limiti vengono abbondantemente travalicati, il cittadino
anziché essere chiamato dallo Stato ad una
giusta contribuzione sui proventi delle proprie attività, si trova ad
essere sottoposto ad una sorta di rapina
di Stato. In tale ipotesi, l’evasione fiscale sarebbe interpretata come legittima difesa e di conseguenza una
pressione fiscale così elevata sarebbe causa e giustificazione della grande
diffusione dell’evasione.
La
conferma di questa ipotesi è correlata ad altri fenomeni: la fuga di capitali, d’imprese o di semplici cittadini. Ma anche ad
un drammatico fenomeno: un certo numero di piccoli imprenditori innanzi alla prospettiva del fallimento delle
proprie imprese e alla conseguente necessità del licenziamento dei dipendenti,
sono arrivati al suicidio. Certo che un cittadino che fugge dal proprio Paese o
un imprenditore che sposta la propria attività all’estero o che addirittura
arriva al suicidio, non lo fa per capriccio. Le aziende che delocalizzano la
produzione, contrariamente a quanto viene fatto credere, non sono indotte a
questo passo né comodo, né facile dal minor costo della mano d’opera all’estero:
i salari dei lavoratori italiani sono i più bassi della U.E., ma da una serie
di fattori tra cui ai primi posti proprio l’eccessiva
pressione fiscale.
Stando
così le cose, perché il governo non abbassa l’entità della pressione fiscale? Perché
ha bisogno di risorse per il mantenimento degli impiegati statali, degli
ospedali, e dei numerosi enti pubblici istituzionali, compresa l’attività
parlamentare. Allora, tutto bene? No, per niente bene, perché ad onta di una
pressione fiscale che abbiamo visto produrre effetti così disastrosi, le
entrate fiscali non sono aumentate ma
hanno registrato una contrazione. In conseguenza di ciò, le ulteriori manovre
governative, si stanno caratterizzando per
numerosi tagli, dai tribunali ai posti letto negli ospedali,
all’assistenza sociale, manovre ancora una volta, fortemente recessive. E’
stato messo in moto un micidiale meccanismo dagli effetti perversi che si
autoalimenta potenziandosi.
Altro che governo dei tecnici,
dilettanti allo sbaraglio! Che cosa avrebbe dovuto fare il governo?
Elementare Watson. La ricchezza di un paese è rappresentata dal cosiddetto PIL,
acronimo che sta per Prodotto Interno Lordo, cioè la quantità di beni di
consumo o servizi, prodotti dai cittadini, dalle aziende, piccole e grandi che
siano. Quindi, niente ricchezza, ma anche niente
introiti tributari senza crescita
e sviluppo.
Con
questa pressione fiscale, il PIL è condannato a morte. E poi, bisogna eliminare
tutti gli ostacoli che impediscono crescita e sviluppo. Continuiamo ancora una
volta a farne l’elenco: riforma della
giustizia, riforma e semplificazione della burocrazia, adeguare alle reali
necessità del Paese, infrastrutture
informatiche e stradali, porti aeroporti, scuola.
Per
evitare i tagli, che come le cronache ci mostrano, stanno provocando
l’insofferenza di strati sempre più vasti di una popolazione usa ad obbedir
tacendo, è necessario aumentare la capacità contributiva dei cittadini. La
spending review non basta, e la riduzione dei costi della politica per quanto
doverosa e richiesta a gran voce, nemmeno. E’ indispensabile puntare su
crescita e sviluppo. Non vi è altra strada. Questo è quanto bisogna chiedere a
gran voce a questo o a qualunque governo.
Non
ha importanza il colore del gatto, la cosa importante è che acchiappi i topi.
Ci troviamo in questa drammatica situazione perché parecchi Italiani si sono dimostrati più interessati al colore del
gatto che ad altro.
CESARE
ZACCARIA – ANZIO 9
DICEMBRE 2012
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