Il
governo della recessione
In un recente passato, il
presidente del consiglio dei ministri, Mario Monti, fu convocato alla Casa
Bianca dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama che lo ammonì a
preoccuparsi meno dei conti pubblici per compiacere la cancelliera tedesca
Angela Merkel e a puntare di più su crescita e sviluppo.
Gran parte degli italiani ritiene
che tutti i nostri problemi siano da imputarsi ai costi della politica. Non vi
è dubbio che questi debbano subire drastici ridimensionamenti anche per motivi
etici, ma non sono questi costi, la principale causa della nostra recessione.
Ai giovani rivolgo un pressante
invito: non vi estraniate, occupatevi della politica, non dei politici e della
loro vita privata, che tale deve rimanere, anche se senso della misura e
morigeratezza di costumi dovrebbero essere l’imperativo categorico per conferire
a chiunque rivesta cariche istituzionali autorevolezza e dignità.
Tenetevi sempre informati; senza
essere informati non si possono avere idee politiche. Oggi disponete di
internet, uno strumento formidabile del quale le generazioni passate non disponevano.
La politica determina il presente,
e quel futuro nel quale voi vivrete e con il quale dovrete fare i conti.
Internet vi consente di verificare se quanto
leggete in questo articolo, corrisponde a verità o se sono chiacchiere da bar
dette semplicemente per sfogarsi, così come avviene troppo spesso.
Siate concreti, pragmatici,
razionali, tenete a freno, emotività, fobie, antipatie o simpatie. La politica
dell’odio non giova a nessuno. Individuare i problemi del vostro Paese è molto
semplice, anche se celebrati politologi e famosi giornalisti non sempre ci
riescono.
Attualmente il problema cardine è la mancanza
di posti di lavoro. Il Paese non produce e un Paese che non produce va in
rovina. La quadratura dei conti pubblici, il risparmio, la spending review, e
persino la reputazione internazionale, non significano nulla se non si produce.
E’ possibile risparmiare ciò che non si
guadagna? Si può risparmiare il nulla?
Non vi fate suggestionare dai
filosofi della politica, dai professori con la pancia piena, lasciateli alle loro
elucubrazioni suggestive quanto fumose, preoccupati solo della propria immagine
negli ambienti della finanza nazionale e internazionale ai quali essi
appartengono e dai quali sono sostenuti.
Date il vostro sostegno a chi si
distingue per capacità imprenditoriale e quindi, per concretezza di risultati.
Mettetevi nei panni di chi deve competere in un mondo globalizzato, di chi deve
produrre merci, non chiacchiere, e deve piazzarle sui mercati, assicurando
contemporaneamente ai collaboratori, impiegati od operai che siano, di che
vivere dignitosamente.
Mitt Romney, nel pieno della
campagna elettorale per l’elezione del presidente USA, nel tentativo di
denigrarlo, ha accusato, tra l’altro, ingiustamente, Barack Obama, di duplicare
le politiche recessive italiane e spagnole.
Nessuno può negare che le nostre
previsioni della prima ora circa la politica dell’attuale governo siano state puntualmente
confermate dai fatti: il Paese, già in declino da decenni, ora si dibatte in
una drammatica recessione senza precedenti.
Tutti gli indicatori statistici che
riguardano produzione, disoccupazione, chiusure di attività, mostrano che siamo
al punto più basso mai raggiunto sinora, e le previsioni, sono sconfortanti.
Nessuna delle riforme che c’eravamo
fiduciosamente aspettate, é stata effettuata, nessuno dei numerosi ostacoli che
impediscono la crescita dell’economia è stato rimosso.
Negli ultimi giorni di ottobre, sono
stati fissati limiti temporali in un mese o massimo due, entro i quali le
pubbliche amministrazioni debbano onorare i debiti nei confronti dei privati e
si è dato l’avvio ad un certo numero di opere pubbliche, in attesa da decenni.
Tutto bene, ma non basta. Questi timidi provvedimenti sono la classica goccia
d’acqua nel mare.
L’ALCOA di Porto Vesme in Sardegna,
ha spento gli ultimi altiforni, cessando, di fatto definitivamente, un’attività
che non ha trovato, e non poteva trovare, acquirenti.
Avevamo scritto che non si può
costringere nessuna azienda a produrre in perdita e l’ALCOA, azienda per la
produzione di alluminio, fortemente energivora, in Italia, con i costi
dell’elettricità più elevati d’Europa, con una grave carenza d’infrastrutture, con l’inettitudine del
nostro apparato giudiziario, con la nostra pressione fiscale ai massimi livelli
nel continente, non avrebbe potuto in alcun modo sperare di sopravvivere.
Notizia dell’ultima ora: le vetture
Lancia, marchio glorioso, di fatto, già in passato costretto al fallimento, a
causa di decenni di una politica demagogicamente suicida, non saranno più
prodotte.
Ebbene, azzardiamo un’altra
previsione: il gruppo Fiat, in contrasto con le dichiarazioni di Sergio
Marchionne, prima di quanto ognuno si aspetti, cesserà ogni attività nel nostro
Paese.
Quello sarà un triste giorno;
l’Italia, intestataria di marchi gloriosi, non sarà più produttrice di
autoveicoli. Quello sarà il giorno dell’iscrizione della pietra tombale del
nostro Paese.
Il presidente Monti, con grande
soddisfazione di Germania e Francia, paesi concorrenti ed egoisti che non ci
hanno mai amato, così come non si sono mai sopportati tra loro, potrà dire:
l’operazione è riuscita, ma il paziente
è morto.
Cesare Zaccaria 3 novembre 2012
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