domenica 3 febbraio 2013


I mille  di Prospero Gallinari
Questo è il titolo piuttosto imbarazzato con il quale sono usciti quasi tutti i giornali di regime il 20 gennaio. Non potevano esimersi dal dare la notizia ai lettori, ma contemporaneamente si dovevano evitare parole di condanna, anzi qualche organo di stampa impudicamente ha celebrato l’avvenimento con toni di aperto cordoglio come se il morto anziché un feroce assassino, fosse stato un eroe.
Dopo una cronistoria che sa di celebrazione, La Repubblica, il secondo quotidiano del Paese per diffusione, senza l’ombra di una parola di condanna così chiosa:  “un vero duro.”
Il centro sociale ASKATASUNA: “Prospero  è sempre stato un esempio di lealtà e coerenza sia nella sua militanza da comunista combattente che come uomo e ancora oggi a 62 anni prigioniero dello Stato che su di lui ha perpetrato la sua vendetta”.  Come se anziché essere morto d’infarto, fosse  stato giustiziato come avrebbe meritato.
Prospero Gallinari era un assassino, un pluriomicida che insieme a Moretti e ad altri trucidò i cinque uomini della scorta e in seguito dopo un’umiliante prigionia, a sangue freddo lo stesso Aldo Moro.
Al funerale partecipavano altri assassini, oggi a piede libero per un totale di circa mille individui,  non tutti assassini ma certamente tutti complici.
Durante i giorni della detenzione  di Aldo Moro, la polizia brancolava nel buio in quanto la Democrazia Cristiana, di fatto complice del PCI dopo il cosiddetto “compromesso storico” tradito  il patto con i suoi elettori, di ergersi ad argine contro il pericolo comunista, aveva inibito ai servizi segreti del Ministero degli Interni  di schedare e tenere sotto controllo gli uomini di fede comunista tra cui gli appartenenti alle brigate rosse. L’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga che era bene informato in quanto all’epoca Ministro degli Interni, dichiarò apertamente che almeno mille persone sapevano dove era tenuto prigioniero Aldo Moro.
Il 24gennaio 1979, Guido Rossa sindacalista e operaio dell’Italsider viene assassinato a Genova dal brigatista Riccardo Duna collega di lavoro, per avere denunciato e fatto arrestare tempo prima Francesco Berardi anch’egli operaio all’Italsider e fiancheggiatore delle BR.
Alcuni degli ex appartenenti alle brigate rosse, hanno dichiarato di essere stati sconfitti: “Lo Stato ha vinto.”
Purtroppo non è così. Hanno vinto loro. L’Italia dal famigerato ’68, vittima di decenni di guerra civile che l’hanno debilitata e condotta ad un miserando declino, nonostante la maggioranza degli Italiani da allora cerchi civilmente di difendersi è di fatto assoggettata ad una minoranza che plaude a quegli assassini e ne propugna pervicacemente e ottusamente le aberranti ideologie e nasconde ai giovani e ai non più giovani la verità storica. Infatti, i mezzi d’informazione sono assoggettati a una rigida censura che per molte testate trattasi di autocensura.
Il senatore prof. Mario Monti,, nello spazio di un anno ha condotto l’Italia a una drammatica recessione, con migliaia di aziende piccole e grandi costrette alla chiusura e a licenziare migliaia di lavoratori.
Alcuni mesi orsono, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama convocò Mario Monti alla casa Bianca esortandolo a preoccuparsi meno dei conti pubblici e a occuparsi di crescita e sviluppo. Questa esortazione è rimasta lettera morta  e oggi il Financial Times scarica il professore “perché non è l’uomo giusto per guidare l’Italia. Il signor Monti ha promesso riforme e ha finito per aumentare le tasse.” E ci ha regalato recessione, è stato il grido di allarme che nel nostro piccolo abbiamo lanciato su alcuni organi di stampa pochi mesi dopo l’insediamento del micidiale professore alla guida del governo.
Oggi l’Italia si appresta a essere governata anche formalmente dagli epigoni di coloro che erano i vessilliferi di quelle bandiere rosse con la falce e martello, ostentate al funerale di Prospero Gallinari, sinistri simboli di un’Italia sinistrata.
Cesare Zaccaria - Anzio  

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