I
mille di Prospero Gallinari
Questo
è il titolo piuttosto imbarazzato con il quale sono usciti quasi tutti i
giornali di regime il 20 gennaio. Non potevano esimersi dal dare la notizia ai
lettori, ma contemporaneamente si dovevano evitare parole di condanna, anzi
qualche organo di stampa impudicamente ha celebrato l’avvenimento con toni di
aperto cordoglio come se il morto anziché un feroce assassino, fosse stato un
eroe.
Dopo
una cronistoria che sa di celebrazione, La Repubblica, il secondo quotidiano
del Paese per diffusione, senza l’ombra di una parola di condanna così
chiosa: “un vero duro.”
Il
centro sociale ASKATASUNA: “Prospero è
sempre stato un esempio di lealtà e coerenza sia nella sua militanza da
comunista combattente che come uomo e ancora oggi a 62 anni prigioniero dello
Stato che su di lui ha perpetrato la sua vendetta”. Come se anziché essere morto d’infarto, fosse stato giustiziato come avrebbe meritato.
Prospero
Gallinari era un assassino, un pluriomicida che insieme a Moretti e ad altri
trucidò i cinque uomini della scorta e in seguito dopo un’umiliante prigionia,
a sangue freddo lo stesso Aldo Moro.
Al
funerale partecipavano altri assassini, oggi a piede libero per un totale di circa
mille individui, non tutti assassini ma
certamente tutti complici.
Durante
i giorni della detenzione di Aldo Moro,
la polizia brancolava nel buio in quanto la Democrazia Cristiana, di fatto
complice del PCI dopo il cosiddetto “compromesso storico” tradito il patto con i suoi elettori, di ergersi ad
argine contro il pericolo comunista, aveva inibito ai servizi segreti del
Ministero degli Interni di schedare e
tenere sotto controllo gli uomini di fede comunista tra cui gli appartenenti
alle brigate rosse. L’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga che era
bene informato in quanto all’epoca Ministro degli Interni, dichiarò apertamente
che almeno mille persone sapevano dove era tenuto prigioniero Aldo Moro.
Il
24gennaio 1979, Guido Rossa sindacalista e operaio dell’Italsider viene
assassinato a Genova dal brigatista Riccardo Duna collega di lavoro, per avere
denunciato e fatto arrestare tempo prima Francesco Berardi anch’egli operaio
all’Italsider e fiancheggiatore delle BR.
Alcuni
degli ex appartenenti alle brigate rosse, hanno dichiarato di essere stati sconfitti:
“Lo Stato ha vinto.”
Purtroppo
non è così. Hanno vinto loro. L’Italia dal famigerato ’68, vittima di decenni
di guerra civile che l’hanno debilitata e condotta ad un miserando declino,
nonostante la maggioranza degli Italiani da allora cerchi civilmente di
difendersi è di fatto assoggettata ad una minoranza che plaude a quegli
assassini e ne propugna pervicacemente e ottusamente le aberranti ideologie e
nasconde ai giovani e ai non più giovani la verità storica. Infatti, i mezzi
d’informazione sono assoggettati a una rigida censura che per molte testate
trattasi di autocensura.
Il
senatore prof. Mario Monti,, nello spazio di un anno ha condotto l’Italia a una
drammatica recessione, con migliaia di aziende piccole e grandi costrette alla
chiusura e a licenziare migliaia di lavoratori.
Alcuni
mesi orsono, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama convocò Mario Monti
alla casa Bianca esortandolo a preoccuparsi meno dei conti pubblici e a
occuparsi di crescita e sviluppo. Questa esortazione è rimasta lettera morta e oggi il Financial Times scarica il
professore “perché non è l’uomo giusto per guidare l’Italia. Il signor Monti ha
promesso riforme e ha finito per aumentare le tasse.” E ci ha regalato
recessione, è stato il grido di allarme che nel nostro piccolo abbiamo lanciato
su alcuni organi di stampa pochi mesi dopo l’insediamento del micidiale
professore alla guida del governo.
Oggi
l’Italia si appresta a essere governata anche formalmente dagli epigoni di
coloro che erano i vessilliferi di quelle bandiere rosse con la falce e
martello, ostentate al funerale di Prospero Gallinari, sinistri simboli di
un’Italia sinistrata.
Cesare Zaccaria - Anzio
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