domenica 3 febbraio 2013

La miseria che avanza


La miseria che avanza
La cronaca ci propina di frequente scandali di politici che si arricchiscono spropositatamente alle spese dei contribuenti o dirigenti pubblici e privati che percepiscono emolumenti che arrivano a milioni di euro.
 Nel passato  il divario tra i ricchi e la popolazione comune, tra l’operaio e il dirigente o il proprietario della fabbrica non era così’ stratosferico come si vede oggi.  La forbice tra ricchi e poveri si allarga a dismisura: i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. La ricchezza non è più appannaggio del mondo dell’industria, della produzione, oggi si colloca nel mondo della finanza, anzi nel mondo della cosiddetta ingegneria finanziaria, dei derivati, strumenti nati per mitigare i rischi insiti negli investimenti in borsa e che poi si sono trasformati in veri e propri sistemi truffaldini.
 Sostanzialmente questa è la genesi della crisi nella quale oggi si dibatte soprattutto la vecchia Europa  ma le cui conseguenze abbracciano il mondo intero. Non solamente i poveri diventano sempre più poveri, essi diventano sempre più numerosi. La povertà aggredisce il ceto medio, la borghesia, la classe depositaria della cultura, della buona educazione, delle tradizioni, dei valori civili.
La sera, mi capita molto frequentemente di osservare tante persone frugare all’interno dei cassonetti dei rifiuti alla ricerca di qualcosa da recuperare. Spesso sono immigrati, ma la percentuale di connazionali aumenta ogni giorno di più. Ieri sera ho  visto un signore anziano abbigliato con un certo decoro che estraeva dal cassonetto un sacchetto, ne svuotava il contenuto e con il sacchetto vuoto nelle mani, entrava nel supermarket prospiciente. Evidentemente per fare la sua spesa intendeva risparmiare i dieci centesimi del costo del sacchetto.
La nuova società che si va delineando è questa: la progressiva scomparsa della classe di mezzo, pochi ricchi ma sempre più ricchi, e tutti gli altri poverissimi, i nuovi servi della gleba sempre. più poveri e indifesi.
Il cosiddetto governo dei tecnici, i cui componenti appartengono prevalentemente al mondo della finanza che abbiamo descritto, che ha appena concluso il suo iter, altro non ha fatto che esasperare il fenomeno: ha attinto spietatamente nei risparmi della borghesia e del proletariato,e ha fatto piombare il Paese in una drammatica recessione senza precedenti.
Gran parte dei cittadini hanno accettato con santa rassegnazione i sacrifici a cui sono stati obbligati, convinti che tali sacrifici serviranno a migliorare la situazione generale. Errore! Questi sacrifici sono essi stessi causa della recessione, della fuga dal Paese di capitali e imprese, della drammatica perdita di posti di lavoro.
Le conseguenze di tale nefasta politica si manifesteranno negli anni a venire, a prescindere dalle politiche dei governi più o meno responsabili e illuminati che raccoglieranno l’eredità ricevuta.
Cesare Zaccaria                                           25 dicembre 2012


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